La prima meditazione è riferita all’archetipo del BAMBINO, quello che Jung chiamava Il PUER AETERNUS (l’eterno Bambino).
Elementi caratteristici di questa personalità sono la carica di energia, di creatività, di gioiosa irresponsabilità, il fascino, l’intelligenza, il coraggio; per contro, altri tratti sono l’irresponsabilità, la mancanza di concretezza e costanza, l’egoismo affettivo, l’instabilità dei rapporti.
Per Jung il bambino rappresenta l’inizio e la fine, il progetto di ciò che deve realizzarsi.
Quindi l’archetipo del Fanciullo è legato alla “nascita e rinascita”, è legato a tutte le qualità di gioia e creatività, ma può avere anche una connotazione negativa.
Infatti, se da un lato il bambino rappresenta il rinnovamento della vita, la spontaneità, ed una nuova l’apertura verso il futuro, dall’altro manifesta anche un aspetto distruttivo: “l’infantilismo” che deve essere sacrificato per poter crescere: ciò che porta l’adulto a essere dipendente, pigro, a fuggire i problemi e le responsabilità della vita.
E’ come se il bambino interiore facesse i capricci, come se dicesse: “Voglio tutto, voglio averlo ad ogni costo e sono gli altri che me lo devono dare”
“Pertanto questo archetipo richiama due aspetti polari: uno è il rinnovamento, e l’altro è la distruttività che rivela aspetti d’Ombra nei casi in cui la persona si rifiuta di prendere coscienza di aspetti inconsci co-esistenti e che devono essere integrati, nei casi in cui il Puer si rifiuta di invecchiare o si abbandona alla passività o all’ipertattività.
Il Puer agisce, quindi, su un polo con la forza della creatività, della spontaneità e di nuove possibilità. Ma, alla polarità opposta, con il volere ad ogni costo, con l’aspettarsi che gli altri diano la soluzione che il puer desidera come irrinunciabile e che gli è dovuta. Col deresponsabilizzarsi, col chiudere gli occhi di fronte ai problemi. Ciò mantiene la dipendenza dagli altri e può bloccare la persona che non vuole e non può affrontare il dolore di una rinuncia. Difatti, il compito più ingrato per il Puer è la separazione dal grembo, dalla simbiosi, diventare grande senza perdere le energie e le risorse del Puer.
“ E’ necessario restare bambini pur essendo divenuti adulti ” amava dire in proposito Carotenuto, uno dei maggiori rappresentanti in Italia della Psicologia Analitica. Ma spesso l’ identificazione totale col Puer impedisce proprio di decollare….
Spesso, uomo o donna, spreca il tempo che ha per vivere sognando o non prendendo decisioni per non dover effettuare la rinuncia al tipo di legame che ha con l’immagine materna che si è fermata. Poi, magari, si tratta di persone che nella comunità sono piacevoli e divertenti, ma tutto finisce in quella “persona”-maschera.
L’inizio e la progettualità che sono presenti in questo archetipo costituiscono il polo vitale dell’ evoluzione psicologica, con tutte le possibilità correlate, la rappresentazione verso la necessaria realizzazione del sé. L’altro capo, invece, è il blocco evolutivo che è di fatto una distruttività auto-sabotante fatta di ostinazione pretenziosa e/o di de-responsabilizzazione rispetto alla propria vita. Questo aspetto d’ombra è prioritario da integrare se non si vuole rimanere schiacciati, cioè eternamente bambini, e finire come Icaro” (tratto dal sito della dott.ssa Antonia D’Angicco).
Forse le due immagini che meglio ci possono fare comprendere queste due polarità opposte sono in positivo Il Piccolo Principe e in negativo Peter Pan.
Starà a noi scoprire quale bambino è racchiuso dentro di noi e come “abbracciarlo” e integrarlo nella nostra vita.