Il terzo archetipo è quello del CERCATORE. Diventiamo Cercatori in seguito a forti esperienze interiori e di vita che ci portano ad intravedere una meta interna da raggiungere e ci spingono ad una ricerca finalizzata, “a metterci sul sentiero”.
“L’archetipo del Cercatore si attiva sotto forma di un’inspiegabile insofferenza verso il conosciuto, il solito, l’ordinario, alimentata da un desiderio di qualcosa di nuovo: è lo spirito della ricerca, che ci scuote quando cominciamo a sentirci alienati, prigionieri o vuoti. Il Cercatore è lo spirito di iniziativa dei pioneri alla ricerca dell’oro, è la certezza di Martin Luther King quando dice “I have a dream!”, è l’impresa eroica di Giasone e degli Argonauti alla ricerca del Vello d’oro, è la missione dei Templari alla ricerca del Sacro Graal.”
Scrive Fernando Pessoa:
“C’è un tempo in cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale del tuo corpo, e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi. È l’ora del passaggio: e se noi non osiamo farlo, resteremo sempre lontani da noi stessi.”
Quando da Viandanti diventiamo Cercatori? Nel momento in cui compare un’intuizione, proviamo una particolare emozione verso una possibilità che la vita ci offre, nel momento in cui in un sogno chiuso dentro di noi, un particolare sembra diventare reale, cosicché siamo portati a pensare che forse, se cerchiamo la strada e se non ci scoraggiamo, il sogno è possibile.
Il Cercatore coltiva dentro di se la fede e la speranza di trovare ciò che cerca, perchè sa che rassegnarsi e tornare indietro non è più possibile, sarebbe piombare nel vuoto e nel buio. Il Cercatore si muove verso qualcosa che sente appartenere all’anima, forse senza avere chiarezza di cosa cerca, ma avendo ben chiaro che deve cercarlo per vivere.
Il Viaggio del Cercatore richiede il coraggio di spezzare le dipendenze e fare un salto nell’ignoto, il coraggio di differenziarsi dagli altri, di cercare una vita o un modo per essere migliori, con la fiducia che prima o poi arriverà alla meta anche se dovrà vagare nel deserto o in mezzo alle montagne.
A differenza del Viandante che parte perchè spinto dalla necessità del viaggio fine a se stesso, il Cercatore viaggia per raggiungere una meta,per comprendere un mistero, per esplorare la propria ombra e ritrovare la luce. E in questo viaggio arriva a scoprire che la meta è dentro di lui, che lo scopo finale è conoscere la propria anima e il progetto che l’anima ha scelto nel momento in cui si è incarnata. Vivere il progetto della nostra anima, diventa allora la meta desiderata.
Ma per fare questo dobbiamo muoverci osservando con attenzione i segnali attorno a noi, perchè la vita è generosa di segnali ed occasioni per chi sa vederli. Scrive Paulo Cohelo:
Io credo ai segnali. Quello che abbiamo bisogno di apprendere è sempre davanti ai nostri occhi; è sufficiente guardarsi intorno con deferenza e attenzione per scoprire dove Dio vuole condurci e quale sia il passo migliore da compiere nel minuto successivo.
Ho imparato a rispettare il mistero. Come diceva Einstein: “Dio non gioca a dadi con l’universo”, tutto è collegato e ha un senso.
Benché esso risulti occulto per gran parte del tempo, noi sappiamo di essere prossimi alla nostra vera missione sulla terra quando ciò che stiamo facendo è permeato dall’energia dell’entusiasmo. Se lo è, tutto va bene. Se non lo è, conviene cambiare rotta.
Quando siamo sulla strada giusta, seguiamo i segnali e, se ci capita di fare un passo falso, ecco che la divinità ci viene in aiuto, evitandoci di commettere un errore.”
Il CERCATORE si muove con fede in Dio o nell’Universo sapendo che quando troverà ciò che cerca lo riconoscerà perchè si sentirà a casa.